venerdì 30 gennaio 2009

mente locale

segnalo una lettura interessante che abbiamo preso in considerazione nel nostro gruppo:

Franco La cecla, "Mente locale - per un'antropologia dell'abitare", Elèuthera editrice

riporto la sintesi
Che cosa accomuna lo scrittore che parla della sua città all'immigrato che si ambienta in una nuova realtà, l'indigeno indonesiano che vede nella struttura del proprio villaggio il riassunto del mondo all'abitante di un cortile nella Palermo dell'800? Una competenza, una facoltà umana che si acquisisce con l'abitare e che Franco La Cecla ci invita in questo libro a chiamare "mente locale". 
In un excursus che va dalle mappe mentali dei pescatori siciliani alle poesie di Borges su Buenos Aires, dalle divinità indiane dei confini alle descrizioni di Parigi da parte di Perec viene fuori una dimensione inedita di qualcosa che c'è a tal punto familiare da non rendercene conto. Il nostro abitare è un'attività di conoscenza e di frequentazione dello spazio che ci circonda, un'attività pari per ricchezza ed implicazioni a quella del linguaggio. La "mente locale" è una conversazione ininterrotta tra la nostra presenza e quella dei luoghi. Franco la Cecla ci propone qui di ridarle la dignità che questa conversazione merita.

emergerà?











Alfredo Jaar, "Emergency" 1998, 750x700x90 cm

The work of Alfredo Jaar (Santiago del Chile,1956) has a hard critical edge. During his travels through Latin America, Africa and Asia he has investigated such problems as the imbalance between developed and underdeveloped nations, and military conflicts, their causes and effects. He likewise reflects on the infrahuman conditions to which some of these social strata and occupational sectors are subjected to. Jaar does not adopt a combative attitude when exploring the factors that give rise to these situations; rather, he arms himself with poetic in order to raise the awareness of the collective subconscious.

martedì 27 gennaio 2009

cosa cambiare. come cambiare.



un esempio di come un luogo con una destinazione univoca può trasformarsi inaspettatamente
SORPRESA.

mercoledì 21 gennaio 2009

lamec as a squat


vorrei sensibilizzare/aizzare i miei colleghi più punks sul tema dell'utilizzo/uso dello spazio Lamec durante orari non ortodossi. magari riuscendo a corredare la nostra neuromantica presenza di gadgets utili al bivacco. fornellini a gas? goniometri? set saprofiti? enjoy!

NB. purtroppo, including me, pochi interventi sul blog queste 2 settimane...

domenica 18 gennaio 2009

Interviste viale milano 14.12.08

accanto al lavoro video di Piero inserisco la trascrizione delle interviste fatte con Flavio Gilberti e Marco Zorzanello domenica 14 dicembre 2008 ad alcune persone nella zona di Viale Milano. Era nostra intenzione fare registrazioni video delle interviste ma nessuno l'ha concesso. Da segnalare anche che gli unici a concedere l'intervista fra i tanti stranieri interpellati sono stati 2 bengalesi.
domande:
1 Vive a Vincenza? In quale zona?
2 Da quanto?
3 Qual è la percezione che ha di Viale Milano?

4 Pensa di rimanere a vivere a Vicenza?


_
Laura/studentessa dottorato di ricerca, circa 25 anni, intervistata sul portone di un palazzo di Viale Milano
1 si
2 da sempre
3 sempre più degrado, 40 anni fa ritiene che fosse un bel quartiere ora vi è un’alta % di stranieri (per la maggioranza neri) che fanno risse, spaccio

4 si, ci abitano i suoi genitori

_ Signora italiana
/ barista di Viale Milano, circa 45 anni, intervistata all’interno del bar
1
no, fuori a Povolaro vissuto in passato a Vicenza nel quartiere San Biagio
2 lavora da 6 mesi in quel bar
3 squallida, fino a 10 anni fa buona ma poi sono arrivati gli extracomunitari;

4 in futuro non ha intenzione di ritornare ad abitare a Vicenza che ritiene non avere nessuna attrattiva

_Signore bengalese/ attività sconosciuta, circa 45 anni,intervistato all’interno di un bar di soli stranieri vicino a viale Napoli
1 si
2 da qualche tempo, prima era a Bologna
3 non buona, “sindaco, prefetto ci considera bestie”, difficoltà a comunicare in italiano

4 non sa

_
Signore bengalese/ attività sconosciuta, circa 35 anni,intervistato per strada
1 si
2 da 7 anni con la famiglia
3 “il traffico e la politica sono un problema” ma lui dichiara di non aver problemi nella vita di tutti i giorni, perché è interessato solo al lavoro ed alla casa

4 si

_
Signora italiana/ pensionata, circa 75 anni, intervistata per strada
1 si in Viale Milano, 14
2 da sempre
3 problemi da quando hanno aperto un negozio di Kebab sotto casa sua, confusione fino a tardi

4 si

sabato 17 gennaio 2009

Interviste Notturne

aggiungo anche il contributo dei "vialemilanesi" che ne sanno più di noi su come si vive in viale Milano, lascio a voi le considerazioni, forse con qualche sorpresa...

giovedì 15 gennaio 2009

Stream of consciousness/terzo paesaggio/Sopralluoghi

Segnalo di aver caricato sul server del comune, sotto riflessioni, le panoramiche relative alle aree Ex Zambon , Ex Domenichelli e una vista dal ple della Vittoria di Monte Berico. Sono a bassa risoluzione, se vi servono psd basta chiedere.




Seguono alcune riflessioni un pò estemporanee, per ora non seguono un filo conduttore chiaro, sono suggestioni che butto in pasto nel blog. Siate comprensivi se vi paiono fuori tema... :P


Osservando la struttutura reticolare di copertura alle ex Domenichelli, mi è venuto in mente il progetto di Cedric Price al Regents Park di Londra, “Zoo Aviary”, 1960-63. Come struttura in un parco per definire una riserva , spazio chiuso per incoraggiare fenomeni di endemismo (fenomeno per il quale alcune specie animali o vegetali sono esclusive di un dato territorio).





Mi domando se si possa eventualmente concepire un luogo di ibridazione tra natura e artificio in questa area della città: operazione di puzzle tra tessere di città e tessere di campagna?

Broadacre city, FL Wright 1934

Cosa significa portare e/o preservare la biodiversità in città? Dove è sostenibile la destinazione di insiemi primari e riserve in convivenza di un tessuto antropizzato?

Cosa accade agli spazi residuali, con un ritorno di interesse ed attività dell’uomo ?

Governare (il territorio) la mescolanza planetaria della spina ovest, come sommatoria di residui. Risultato di un operazione di sottrazione…isole, enclaves, comparti, indefinite ma ci permettono di leggere il facilmente rinoscibile:

Guy Debord, 1955 (?) "Psychogeographic guide of Paris”

TORRE EVEREST:







Analizzando la presenza di questo elemento verticale si potrebbe riflettere sulla relazione che instaura con l’intorno. Confrontando con altre esperienze/esperimenti/utopie urbane ci si interroghi sull'identità della torre con il vuoto del piazzale a lato e con la presenza degli ex-depositi Domenichelli.













Corviale, Mario Fiorentino, 1972 Roma














Luigi Carlo Daneri, Genova- quartiere forte quezzi, 1956






















Di Salvo, Quartiere Scampia a Secondigliano/Napoli, 1962-75















Plattenbau a Berlino

mercoledì 14 gennaio 2009

LEMMARIO (POSSIBILE) PER UNA CITTA’ NATURALIZZATA

PREMESSA:

Possiamo immaginare Vicenza come una enorme foresta in cui proliferano le forre, i salti d’acqua, i rovi, le erbacce, le talpe, i topi, i conigli?
Possiamo pensare che questi luoghi, lasciati liberi dalle pianificazioni urbanistiche, riconquistati dalla natura, possano essere spazi per l’abitare dell’uomo e per un progetto architettonico?
Possiamo distinguere (e siamo autorizzati a farlo?) progetto architettonico ed esperimento biologico?
L’esercizio mentale è quello di rappresentarci una formula nuova di città: una città che non diventa l’alternativa alla campagna: la compenetrazione tra natura e tecnica, tra ambiente e cultura.
Come ogni esperimento, anche questo comporta una speculazione, l’assunzione di un rischio.
Una speculazione, un rischio, pretendono una mutazione del modo di pensare. Per questo motivo è necessario fare un passo supplementare e lavorare sul lessico, resettando e manipolando lemmi esausti, speculando sul linguaggio e decostruendo le nostre categorie.


ABITARE:

Abitare una città, un paesaggio o un territorio è un modo sentimentale ed esistenziale di occupare uno spazio fisico. Abitare ha a che fare con la natura: un fine che usa la tecnica come mezzo.
Abitare un ambiente è diverso da: costruire, pianificare, tracciare, misurare altezze.
Questi paradigmi, associati normalmente all’abitare, dipendono dall’equivoco architettonico che identifica, in maniera arbitraria, la tecnica con la vita e inverte la genesi di mezzi e fini.
Lemmi correlati: ESPERIMENTO, RISCHIO AMBIENTALE, SAPROFITISMO, SPECULAZIONE.



BIODIVERSITA’:

la foresta, la selva, il bosco e la citta’ naturalizzata (non distinta da questi luoghi “naturali”) sono centri di proliferazione della biodiversita’.
La biodiversità non si riferisce solo alla co-esistenza di organismi di animali e vegetali ma anche alla con-presenza di modelli diversi residenza e di sussistenza.
Lemmi correlati: ABITARE, BOSCO, CITTA’ NATURALIZZATA, RISCHIO AMBIENTALE, SAPROFITISMO, STRUTTURE PROVVISORIE



BOSCO:

insediamento residenziale dell’abitare e della biodiversità. Luogo del romanticismo e della fertilità anarchica, il bosco crea pericoli, minaccia agguati accoglie (“ritrovarsi in una selva oscura”), ma anche conserva, nasconde, produce risorse. Spazio della possibilità pura, il bosco è un ambiente saprofita: senza schemi fissi ed in continua evoluzione.
Lemmi correlati: RISCHIO AMBIENTALE, SAPROFITISMO, STRUTTURE PROVVISORIE, VIRUS



CITTA’ NATURALIZZATA:

La città come dovrebbe essere: invasa, gestita, contaminata dalla natura. Paradigma della C.N.: abbandonare i programmi egemonici sullo spazio e lasciare che la natura risemantizzi il territorio.
La città naturalizzata, ricostituita e traslitterata nella sua forma ambientale, sarà capace, a quel punto, di gestire la speculazione architettonica?
Lemmi correlati: ABITARE, BIODIVERSITA’, ESPERIMENTO, RESIDUO, RISCHIO AMBIENTALE, SAPROFITISMO, STRUTTURE PROVVISORIE.



ESPERIMENTO:

La conversione della città pianificata in città naturalizzata è un esperimento abitativo. Esperimento equivale a progetto, ma in un senso ridefinito rispetto all’uso abituali. Pro-getto non come pianificazione matematica del futuro ma come esperienza uno spazio-tempo pieno di possibilità.
La procedura sperimentale è agile, flessibile ed ibrida, e quindi capace di accettare i rischi e di rispondere al caso ridefinendosi continuamente.
Lemmi correlati: ABITARE, CITTA’ NATURALIZZATA, RISCHIO AMBIENTALE, SAPROFITISMO, SPECULAZIONE, STRUTTURE PROVVISORIE, VIRUS.



ORGANISMI INFESTANTI:

sono gli esseri viventi che una volta insediati su un territorio lo occupano, lo vivono, lo trasformano e vi proliferano e vi muiono in un ciclo biologico che produce significati territoriali.
Lemmi correlari: ABITARE, BIODIVERSITA’, ESPERIMENTO, RESIDUI, SAPROFITISMO.



RESIDUI:

non esiste la categoria “residuo” nel senso di “rifiuto”, elemento da negare. Gli elementi di scarto e di residuo sono mezzi potenziali in attesa di diventare fini. La logica saprofita, ad esempio, si accanisce a smontare e rimontare i sistemi delle relazioni fisiche e sociali creando sistemi ecoambientali nuovi partendo da elementi pre-esistenti.
Lemmi correlati: CITTA’ NATURALIZZATA, RISCHIO AMBIENTALE, SAPROFITISMO, SPECULAZIONE, STRUTTURE PROVVISORIE, VIRUS



RISCHIO AMBIENTALE:

Ogni trasformazione comporta un infezione virale, ogni cambiamento radicale vuole l’assunzione di un rischio. Il rischio ambientale consiste nella trasformazione simbiotica e reciprocamente infettiva della città in natura e della natura in città. Perché non rischiare che la città diventi ambiente?
Lemmi correlati: ABITARE, ESPERIMENTO, BIODIVERSITA’, RISCHIO AMBIENTALE, SAPROFITISMO, SPECULAZIONE, STRUTTURE PROVVISORIE, VIRUS



SAPROFITISMO:

Si dice saprofita quell'organismo che vive della manipolazione decostruttrice di materiali già esistenti. Mediante il recupero e la lavorazione di materia residua, gli organismi saprofiti producono contesti ecoambientali viventi dove prima non c'erano. Adottando questo approccio, il luogo cartesiano dell'architettura si sposta dalla produzione e dall'accumulo all'intercettazione e alla trasformazione degli oggetti e dei concetti già presenti nel nostro ambiente, con lo scopo di creare soluzioni e contesti non ancora pensati né sperimentati.
Lemmi correlati: ESPERIMENTO, BIODIVERSITA’, ORGANISMI INFESTANTI, SPECULAZIONE, STRUTTURE PROVVISORIE, VIRUS.



STRUTTURE PROVVISORIE:

l’archiettura si insedia nella natura attraverso strutture provvisorie.
La provvisorietà come alternativa positiva all’eternità: tutto dura fina
a quando serve, per poi essere re-immessa nel circuito della trasformazione
naturale, messa a disposizione della macchina della natura e della logica del
rischio e della speculazione.
Lemmi correlati: ESPERIMENTO, BIODIVERSITA’, ORGANISMI INFESTANTI, SPECULAZIONE, STRUTTURE PROVVISORIE, VIRUS.



SPECULAZIONE:

la speculazione come riflessione sull’abitare e come forzatura selvaggia della natura attraverso il rischio. Posso costruire un edificio nel bel mezzo di un bosco? Posso azzardare la speculazione laddove operano potenti meccanismi saprofiti? Lemmi correlati: ABITARE, ESPERIMENTI, STRUTTURE PROVVISORIE, VIRUS.



VIRUS:

il virus non è solo un parassita che distrugge ma, anche da un punto di vista biologico, è un elemento che introduce disordine nel sistema e produce nuove serie concatenate e nuovi sistemi di comunicazione. La logica virale è necessaria all’organismo sano per accelerare i processi di mutazione e per diversificare il proprio sistema relazionale.
Lemmi correlati: ESPERIMENTO, BIODIVERSITA’, ORGANISMI INFESTANTI, RISCHIO AMBIENTALE, SAPROFITISMO; SPECULAZIONE, STRUTTURE PROVVISORIE.

venerdì 9 gennaio 2009

about complexity


Vorrei anche io, in ultimo, segnalare un articolo interessante, trovato sulla rivista torinese Cluster, N.7, scritto da Michael Batty, dal titolo:
GENERATING CITIES FROM THE BOTTOM UP: USING COMPLEXITY

di seguito il link, che mi permette di non stare a scansionare tutto l'articolo. questa è una bella cosa.

http://www.cluster.eu/v2/themes/batty/

a chiosa del mio post una piccola/modesta riflessione: il materiale collezionato/generato dal nostro macrogruppo in questo mese è in continua crescita, ci sono molti stimoli, per un'area di cui, parere comune, si dice essere grande, nonchè varia nei suoi luoghi/episodi.
a rischio di essere superficiale, non è troppo e troppo dispersivo? si diceva oggi con Matteo, anch'egli membro del gruppo X (non ci ricordiamo chi siamo) che il tutto meriterebbe un tempo di ricerca e approfondimento notevole. già leggere tutto il materiale da noi postato richiede diverso tempo, e ne richiede di ulteriore il processo di analisi e poi di selezione.
urgesi dare un taglio (nel senso di "vedere" una direzione)(il "vedere" implica quindi anche il visuale, certo).

see you tomorrow.

giovedì 8 gennaio 2009

cityness



All’interno di “Urban Trans formation”, pubblicazione curata da Ilka ed Andreas Ruby che raccoglie gli atti di un convegno tenutosi a Shanghai nel 2007 dedicato al tema della “trasformazione urbana” si ritrova il contributo di Saskia Sassen, fra i docenti intervenuti, che pone l’attenzione sui limiti teorici dell’intero sistema di rappresentazione occidentale dei fenomeni urbani contemporanei.
Sassen parte dal principio che il termine “urbanity/urbanità” sia troppo caricato da ciò che la visione occidentale pone come premessa a quello che lo spazio pubblico è/o dovrebbe essere e che fa rilevare nelle agglomerazioni urbane sparse per il mondo la mancanza di peculiarità, qualità e senso in ciò che si pensa debba contenere l’idea di “urbanità”.
Viene introdotto quindi un nuovo termine, cityness, che “suggerisce la possibilità che ci siano tipologie di urbanità che non rientrano nella definizione teorica sviluppata in occidente” ma che colgono qualcosa che altrimenti andrebbe perduto poiché i molteplici elementi che definiscono un contesto urbano possono produrre molto di più della somma delle loro parti individuali, un surplus che apre definitivamente ad un concetto di urbanità esteso ad un’ampia casistica di esempi empirici.
In particolare Sassen pone l’attenzione sulla “intersezione delle differenze” ovvero sulla sovrapposizione di fenomeni apparentemente inconciliabili che in realtà portano alla formazione di nuove soggettività ed identità urbane; il Midtown di Manhattan durante il “lunchtime” ne è un esempio,poiché l’esperienza visiva dell’architettura neutrale, ingegneristica degli edifici direzionali è congiunta all’esperienza dell’odore di carne alla griglia dei venditori immigrati ambulanti; e questo inoltre non descrive necessariamente la contrapposizione di due mondi autonomi e distinti poiché anche i professionisti del Midtown usano servirsi del servizio take-away come i turisti o i subalterni. Questo nuovo carattere urbano, scaturito dall’incontro di due mondi differenti produce ciò che Sassen chiama Cityness e trova il suo svolgimento, temporaneo o prolungato, delimitato o esteso nello spazio pubblico che non è più la rappresentazione di ciò che dovrebbe essere ma di ciò che si dovrebbe fare; tale visione pone il problema non più e non solo in termini di forme urbane o di design ma di attività ed usi che possono essere anche non facilmente leggibili e che forse incrementano una generale percezione di disordine, caos ed inefficienza ma che tuttavia portano a registrare le trasformazioni, le dinamiche urbane in atto e a scoprire quindi, valorizzandolo, tutto il potenziale creativo che fra gli interstizi urbani viene accumulato.
Io penso che l’utilizzo di nuovi strumenti di analisi, l’adozione di un nuovo parametro di lettura dei fenomeni urbani un po’ più aderente alle stratificazioni di caos apparentemente senza senso della città contemporanea e ricollegate da Sassen nel concetto di cityness, possa indicare una strategia di metodo molto utile per il caso di Vicenza ed in particolare per l’area di Spina ovest, dove le “intersezioni di differenze”, basti pensare all’asse di Viale Milano, raggiungono un livello di visibilità quasi sorprendente.
Penso quindi che potrebbe valere la pena fare una mappatura di questi indicatori di cityness, provando a capire cosa si produce in termini di uso pubblico e come tali attività si riflettono nello spazio attorno.

Segnalo inoltre il lavoro di Charles Landry ed il suo studio sulla “città creativa”, sul suo sito sono disponibili alcuni downloads gratuiti fra cui “Culture & urban re generation” che allego nell’ftp